TORINO MOLE ANTONELLIANA: STORIA E MAGIA

Torino,  prima capitale d’Italia, dopo esserlo stata anche del Ducato di Savoia ( in sostituzione di Chambery), città della Sindone, culla dell’industria automobilistica italiana e del car-design, terra di castelli, della Mole Antonelliana (il più alto palazzo in muratura d’Europa), del Museo Egizio (secondo per importanza al mondo dopo il Cairo), città del cinema, dove venne realizzato nel 1914 il primo Colossal nazionale “Le notti di Cabiria” di Fellini, sede della mitica Juventus e del Grande Torino, famoso ed amato per le sue gesta storiche ma distrutto dal tragico incidente che vide il suo aereo, di ritorno da Lisbona, schiantarsi contro la collina dove sorge la Basilica di Superga. Torino città della RAI, patria del buon vino, del cibo prelibato, dei cioccolatini gianduiotti, dei grissini nonchè della ghiotta Bagna caoda…

Innumerevoli sono le sfaccettature di questa metropoli che per le sue caratteristiche, la sua nobiltà ed  i suoi misteri  fa parlare di sé con ammirazione e rispetto. 

Il territorio di Torino è diviso in due settori caratterizzati dallo scorrere di due fiumi assai diversi l’uno dall’altro. Il più famoso è il Po, lento e maestoso con i suoi parchi, i castelli, le ville Liberty ricche di merli e di torrette, tra le quali Villa Scott  dove Dario Argento ha ambientato gran parte del suo “Profondo Rosso”, il monte dei Cappuccini, gli storici circoli di canotaggio ed i “mondani” Murazzi. Il meno conosciuto è la Dora Riparia, un vero serpente acquatico, tutta curve e controcurve che, superati Parco Dora e Lungo Dora Firenze, confluisce nel Po bordeggiando il Parco della Colletta. Fin dal settecento i due corsi d’acqua si distinguono in modo molto netto: il Lungo Dora rappresentò il cuore pulsante della neonata industria torinese, simbolicamente la parte “femminile” di Torino, mentre al Po è attribuita la parte “maschile” con il suo lento scorrere navigabile e le sue sponde lussureggianti, percorso adatto a lunghe passeggiate nel cuore del parco del Valentino, ammirando il Borgo Medioevale ed il Castello del Valentino (ex dimora di Cristina, prima madama reale ed ora sede della Facoltà di Architettura) e del Meisino, riserva naturale, frutto di una accurata rigenerazione e arricchito  da una graziosa spiaggia (la”spiaggia sul Po”).

Se la Dora non è frivola e mondana come il  Po, é però la  regina di uno dei più grandi parchi cittadini, la Pellerina, ed offre comunque scorci di grande fascino dalle sue rive che sfiorano il centro e dai ponti che si affacciano in direzione delle   Alpi, svelandoci il maestoso Monviso da cui nasce il Po, e la Basilica di Superga.

Torino  venne fondata dai Romani; dalla  tracciatura ufficiale del cardo maximum, è stata individuata una presunta datazione del castrum di Augusta Taurinorum  nella mattina del 30 gennaio del 9 a.C. e la stessa, per volere di Augusto, venne destinata  a presidiare i confini dell’impero. La sua struttura era chiaramente  divisa in due zone: quella orientale,  dove sorge il sole, considerata il lato  benigno del territorio, e quella  occidentale, dove invece  il sole tramonta e nascono le tenebre, che veniva utilizzata anche per la crocifissione e la sepoltura dei condannati. Oggi sono ancora visibili alcuni resti della dominazione romana in particolare in una parte del centro  cittadino, definita appunto Quadrilatero Romano, zona  folcloristica e di passeggio dove sono sorti negli ultimi decenni numerosissimi locali etnici per gustare cibi tipici africani ed asiatici e mille  botteghe di artigianato vario, soprattutto di stampo orientale. Siamo a ridosso della  Porta Palatina con i resti delle sue mura, in prossimità della Porta Decumana  e del  Teatro Romano. Questa, unitamente alla più recente  San Salvario,  è zona di ritrovo della  “movida”torinese che arricchisce il già corposo patrimonio di caffè, pasticcerie e ristoranti più datati che sin dall’800, sotto le loro volte affrescate e stuccate di oro zecchino,  hanno accolto uomini illustri, capi di Governo (Cavour nel mitico Ristorante Del Cambio ) e gruppi di intellettuali che, come Cesare Pavese, amavano conversare tra loro gustando una bignola, un caffé , un aperitivo o un “bicerin”.

Una città, la sua storia, il suo territorio… ma anche i suoi Segreti. Eccoci quindi proiettati nel mistero, nell’occulto, nella magia.  Torino è infatti universalmente conosciuta come “città magica”.  Siamo nuovamente al cospetto di una  città divisa: il bene ed il male sono di casa nel capoluogo piemontese tanto che ci troviamo a “rappresentare” uno dei vertici sia del triangolo della magia bianca (Torino,Praga e Lione) che del triangolo della magia nera (Torino, Londra e San Francisco). Città esoterica, ricca di inquietanti espressioni simboliche e di leggende che affondano le loro origini nella notte dei tempi. A Torino riposa da secoli la Sacra Sindone, l’emblematico sudario che avvolse il corpo senza vita di  Gesù, con il suo enorme fascino che attira ad ogni OSTENSIONE milioni di fedeli da ogni parte del mondo. 

A Torino ha vissuto la sua esistenza “misteriosa”  Gustavo Rol,  grande sensitivo che ha affascinato intere generazioni di persone tra le quali non pochi personaggi di grande fama e potere (Agnelli, Fellini…).

Città di Angeli e Demoni, di luce ed ombra, di energia positiva e forza del male. Tutta Torino riflette questa alternanza ed alcuni suoi monumenti e palazzi ci svelano le loro storie misteriose. 

Come non iniziare dalla Mole Antonelliana, creatura dell’architetto Alessandro Antonelli, noto massone dell’epoca,  costruttore, tra l’altro,  dell’indecifrabile Palazzo Scaccabarozzi, chiamato da tutti Fetta di Polenta, sito proprio nei pressi della Mole nonché della Cupola di San Gaudenzio a Novara. Simbolo indiscusso della città sabauda, la Mole, che inizialmente era destinata ad essere una sinagoga, è uno dei principali elementi esoterici della magia bianca torinese e rappresenta un’enorme antenna che irradia l’energia positiva “maschile” tratta dal sottosuolo.  La leggenda narra che al suo interno sia custodito il Sacro Graal, il mitico calice usato da Gesù nell’ultima cena. A supporto di questa tesi  ecco la Gran Madre, una delle più belle chiese di Torino; evocatrice di antichi culti pagani è anch’essa considerata fonte inesauribile di magia bianca. Davanti alla chiesa svettano due statue che rappresentano una la religione e l’altra la fede ed in particolare la seconda regge una coppa ( simbolo del Graal?) e rivolge il proprio sguardo verso la Mole Antonelliana quasi indicando il cammino da percorrere per trovare il Sacro Calice.

Il nostro viaggio ci porta ora in Piazza Solferino, con la sua Fontana Angelica in bronzo che racchiude in sé la cultura massonica. Tra le quattro statue, le due maschili rappresentano l’autunno e l’inverno ed entrambe versano l’acqua dagli otri, simbolo di conoscenza e generosità. Metaforicamente parlando, rappresenterebbero il primo passo che gli iniziati in massoneria devono compiere per avviare il loro percorso. Sembra anche  che simboleggino  i due sostenitori delle colonne d’ Ercole, oltre le quali gli antichi credevano vi fosse l’infinito; le figure femminili rappresentano invece la primavera e l’estate, l’amore sacro e l’amore profano.

Con Piazza Statuto ed il suo monumento al Traforo del Frejus  entriamo nel “cuore nero” della città, sia perché coincide con il vertice del triangolo della  magia nera, sia perché gli antichi Romani vi avevano collocato la necropoli ed il patibolo dove venivano giustiziati i criminali condannati a morte.  La tradizione racconta che l’angelo che sovrasta il monumento e sul cui capo è posta una stella a cinque punte, sia Lucifero e  che quindi sotto Piazza Statuto  si trovi la porta dell’inferno.  Sempre in questa piazza si trova anche l’obelisco geodetico, che sta a indicare il passaggio del 45° parallelo e  che nella  magia nera  indica il centro delle potenze maligne della città.

Il portone posto all’ingresso di Palazzo Trucchi di Levaldigi, sito in  via XX Settembre e sede di un istituto di credito, presenta un batacchio centrale che raffigura il diavolo con due serpenti mentre scruta chiunque bussi alla porta. Per questo è meglio conosciuto come il Portone del Diavolo, altro  simbolo torinese  carico di energia negativa, sul quale si narrano tante leggende. Pare infatti che il portone fu installato in una notte ad opera del diavolo; inoltre all’interno del Palazzo si verificarono misteriosi omicidi e sparizioni di persone, tra le quali il Maggiore Melchiorre Du Perril, scomparso nel 1817 e ritrovato vent’anni dopo murato tra due pareti.

Monumenti, chiese, fontane e portoni … energia bianca ed energia nera e, a fare da contorno a tutto ciò, migliaia di diavoli, serpenti, urobori, draghi, teste di toro e di cane, cariatidi e mascheroni che sinistramente si sporgono dai palazzi della città e ti guardano sogghignando.

 

BENVENUTI A TORINO!

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