Rotary Club Massa Carrara
In un giorno di primavera inoltrata, il 24 maggio 1948 alcuni eccellenti uomini si incontrarono a Marina di Massa, all’Hotel Tirreno. Era un periodo di fermento, di ripresa forse è meglio dire con un’espressione familiare. Solo qualche settimana avanti, in Italia, il 18 aprile si erano svolte le prime elezioni politiche dopo la Seconda guerra mondiale e proprio quello stesso giorno, il 24 maggio, giurava al Quirinale il V Governo De Gasperi, che inaugurò la lunga situazione politica interna e di alleanze internazionali, che tutti noi abbiamo conosciuto nel secolo scorso.
Un anno di ricostruzione, dunque, o di costruzione di un futuro migliore.
Mentre tutto questo accadeva, come detto in un giorno di primavera inoltrata, non si sa se ci fosse il sole ma solo che era un giorno di lavoro, lunedì, il primo della settimana, alcuni eccellenti uomini si incontrarono a Marina di Massa.
Nell’Hotel che ancora oggi si vede sul lungomare, questi diedero vita al nostro sodalizio, ispirati, come erano stati, dalle intuizioni del Prof. Sergio Vatteroni, come si legge nel volume che il Club fece in occasione del ventennale, nel 1968: “Fu rapida la fase costitutiva: bastò, come ebbe a dire il Vatteroni, nella riunione iniziale, un semplice accenno all’opportunità dell’iniziativa, perché subito si manifestassero non solo i consensi genericamente espressi, ma l’adesione convinta e fiduciosa perché il Club sorgesse”.
Quegli uomini furono capaci di fecondare gli anni a seguire di quello Spirito del Servire che oggi ci unisce a Loro in una linea ininterrotta e ci inorgoglisce ancora dell’appartenenza, prima di tutto, ad una filosofia, che fa del Club un luogo di incontro, di cultura intesa come insieme di valori di riferimento, quelli rotariani, proiettati a migliorare le comunità e promuovere cambiamenti duraturi e positivi.
https://rotary-carraraemassa.it/
Motivo per cui ha ottenuto il riconoscimento Unesco e sito web di riferimento
Carrara da sempre ha legati il proprio nome all’estrazione e alla lavorazione del marmo. Un’attività che si collega alla conquista romana dei territori apuo-liguri e che permise ad Augusto sul letto di morte, come ricorda in proposito Svetonio, di aver trovato una Roma di mattoni e di lasciarne, ora, una di marmo.
Sono molte poi le notizie che da Plinio a Strabone riguardano l’antica città di Luni, il cui declino iniziò ad essere segnato contestualmente alla fine dell’impero romano.
Per quanto riguarda Carrara già nella Tabula Peutingeriana, copia del XII secolo ca di una carta militare romana, viene indicato il Fiume Avenza, mentre proprio della cittadina si fa menzione nel Codice Pelavicino, codice conservato a Sarzana redatto nel XIII secolo. Tuttavia è opinione diffusa tra gli studiosi che il primo nucleo romano a Carrara possa essere individuato in località Vezzala, termine derivato dall’unione di Vetii Sala o Sala dei Vezi, presumibilmente il nome di una famiglia che gestiva il traffico dei blocchi di marmo provenienti dalle cave, della cui lavorazione si conservano numerose testimonianze presso il locale Museo del Marmo, che vanta, tra l’altro, una delle più importanti marmoteche a livello internazionale.
Il primo nucleo urbano di età medievale si è sviluppato intorno al Duomo: realizzato tra X e XIII secolo, in stile romanico toscano, questo edificio vanta una caratteristica unica, ovvero l’essere stato costruito, e non semplicemente rivestito, interamente in blocchi di marmo.
Passeggiando per le strade e per le piazze del centro è possibile ovunque percepire la presenza del marmo, i cui scarti vennero usati addirittura come materiale di riempimento per la costruzione a sacco delle mura cinquecentesche realizzate durante la guida di Alberico Cybo Malaspina, primo esponente della dinastia che governò il ducato di Massa e Carrara per circa tre secoli.
Oggi è ancora possibile seguire il percorso delle antiche botteghe di scultura che si snodavano lungo la via Carriona, alcune delle quali recano le tracce di un passato di un passato glorioso come lo stipite di una porta in cui venne incisa la visita, nel Settecento, del re di Svezia: testimonianza illustre di quel Grand Tour che alimentava il fiorente mercato della scultura alle cui fortune da sempre era legata la cittadina apuana.
Sono infatti le fonti documentarie conservate in archivi pubblici e privati che testimoniano lo strettissimo rapporto tra arte e imprenditoria il cui risultato più elevato fu senza alcun dubbio la fondazione dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, fondata nel 1769 dalla duchessa Maria Teresa, dove da allora viene curato l’insegnamento della scultura. Collocata nell’edificio che un tempo fu la dimora del casato, l’Accademia sintetizza il rapporto stretto tra arte e artigianato ancora oggi sviluppato negli studi e nelle imprese manifatturiere operanti nel campo del lapideo
Attivita’ e progetti del club
Innumerevoli sono state in questi settantadue anni le iniziative di servizio, lodevoli ed opportune tutte, ciascuna nel contesto in cui è stata adottata. In esse si sono prodigati i soci, mettendo a disposizione le proprie energie, dando prova di una generosità preziosissima.
Come nell’ultima emergenza sanitaria, che segna il punto attuale del sentimento e dell’azione di service e che ha ispirato un moto complessivo dei soci, parte di un organico fattivo, nel quale ciascuno ha profuso le proprie risorse. La generosità, in taluni casi anche discreta e silenziosa, ha testimoniato la sensibilità piena e sentita dei soci tutti verso il benessere della nostra comunità.
Arriviamo all’oggi, l’Alzheimer, l’ultimo progetto. L’Alzheimer che non solo è una malattia, ma anche una grave difficoltà che coinvolge pure le famiglie dei malati e che la OMS considera tra le priorità globali di sanità pubblica. É subdola, le persone cominciano a dimenticare alcune cose, per arrivare al punto in cui non riescono più neppure a provvedere alla propria sicurezza, all’igiene personale e perfino alla nutrizione. Nonostante la ricerca, al momento sono disponibili farmaci sintomatici, che danno benefici limitati ai sintomi della malattia. Resta perciò indispensabile il ricorso ai trattamenti non farmacologici, ossia agli accorgimenti che riguardano la relazione con la persona malata e l’organizzazione dell’ambiente che la circonda. In questo compito è centrale la famiglia, i cui componenti si trovano in una situazione estremamente difficile e gravosa, caratterizzata spesso da depressione e angoscia, a volte rabbia, senso di colpa, fatica, solitudine e isolamento, al punto che è indispensabile richiedere aiuti esterni, rivolgendosi alle strutture pubbliche che offrono servizi.
La valorizzazione culturale, l’altro pilastro. Risalenti le iniziative a favore degli Istituti d’arte e dell’Accademia di Belle Arti. Non può essere che così in un’area caratterizzata dalla presenza del marmo e degli artisti che attraverso il marmo esprimono il loro spirito creativo, ma anche degli artigiani che applicano l’arte all’utile oltre che al bello.
Valorizzare una cultura significa rielaborare il passato in chiave di unicità ed offrire una prospettiva di sviluppo. Valorizzare la cultura lapidea significa, quindi, rielaborare come un unicum il patrimonio delle conoscenze e delle esperienze legate alla produzione, alla lavorazione e alla commercializzazione dei prodotti lapidei. Significa, inoltre, razionalizzare il mondo che ruota attorno all’impiego della pietra, nel senso di generare conoscenza e convogliare i talenti nelle attività di impresa legate al lapideo. Significa, in definitiva, generare reddito, occupazione e, in una sola parola, valore, siccome i prodotti lapidei possono essere replicati, e poi venduti ed esportati. Rafforzare la cultura del nucleo storico-artistico-creativo del lapideo corrisponde a rafforzare la base della produzione lapidea. Azione professionale e Azione giovani.